Elvis, l’ultimo biopic. Ecco perché il genere non funziona con le rockstar

“Elvis” di Baz Luhrmann è l’ultimo in ordine di tempo. Ma, nonostante le acclamazioni al Festival di Cannes, con tanto di Måneskin e vedova in lacrime, quando si parla di rockstar i biopic risultano, come in questo caso, al massimo soddisfacenti. Va molto meglio con i jazzisti o con gli artisti, pensiamo a Miles Davis o a Edith Piaf, tanto per citare due film biografici che rendono benissimo i tratti sia umani che artistici dei  personaggi. Leggende di quel tipo, probabilmente, si prestano meglio: c’è anche il contesto dell’America razzista, l’infanzia burrascosa, la tossicodipendenza, Parigi, New York..
Nel mondo del rock si fatica di più. O meglio, vince uno sguardo particolare, quello che racconta un aspetto, una vicenda, un periodo preciso e non un tutt’uno. Penso, ad esempio, al bellissimo “Nowhere boy” di Sam Taylor-Wood sul giovanissimo John Lennon. Personalmente, l’ho trovato più approfondito rispetto a “Rocketman” di Dexter Fletcher, sulla vita di Elton John, o a “Bohemian Rhapsody” di Bryan Singer, sulla vita di Freddie Mercury.
Mi limito a citare queste pellicole, tra l’altro ottimamente interpretate, non perché si tratti di film brutti, ma perché il risultato somiglia un po’ a un feuilleton che pretende di dire tutto in poco tempo.
Meglio, molto meglio, i documentari di Martin Scorsese.
E meglio, molto meglio, chi racconta i Beatles attraverso storie di fantasia (che con i Beatles, la loro vita, le loro canzoni c’entrano comunque). Penso ad “Across the universe” di Julie Taymor e a “Yesterday” di Danny Boyle.

Tornando a “Elvis” del peraltro visionario Lurhmann, visto con gli occhi del ‘pater familias’ businessman senza scrupoli Colonnello Tom Parker (un grandioso Tom Hanks), resta un film da vedere. Se non altro, l’attore protagonista Austin Butler, anche grazie a trucco e fotografia, è il sosia tra i sosia, una sorta di fratello che imita benissimo le movenze di The King. Sicuramente manderà in visibilio i fan. Anche quelli piacentini che, fino a qualche anno fa, al Fillmore di Cortemaggiore realizzavano un evento per omaggiare il loro idolo, con grandi ospiti. Bei tempi… 

 

 

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