I Golden Globe oltre il confine italiano

 

A cosa servono i premi? A incuriosire gli spettatori, a recuperare titoli già usciti e a farci dare uno sguardo al cinema che verrà. Tra le mille categorie di premiati dei Golden Globe, un premio che è sempre molto discusso perché viene sono assegnato dall’Associazione della Stampa Straniera a Hollywood che è composta da un gruppo molto ristretto di votanti (tra i quali nessun afroamericano, facevano notare quest’ anno dal Los Angeles Time), vediamo cosa sarà possibile vedere in Italia e tramite quale formula.
Del vincitore della categoria Miglior Film Drammatico e Miglior Regista abbiamo già sentito parlare parecchio: “Nomadland” di Chloé Zaho ha vinto il Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia. Tratto dal romanzo omonimo di Jessica Bruder, il film racconta il viaggio di Fern, che, qualche anno dopo la morte del marito, decide di andare a condurre una vita nomade in un camper. Per la prima volta in un film della Zhao compare un’attrice professionista, Frances McDormand, che viene affiancata da veri nomadi: McDormand come sempre regala un’interpretazione perfetta e, oltre ad essere in questo film in un triplice ruolo di scouting, attrice, produttrice, ha così tanto spazio filmico e così tanta personalità da schiacciare un film di ambizioni più piccole (ne avevamo parlato qui).

“Nomadland” sarà distribuito in Italia dalla piattaforma Disney+ il 30 aprile 2021.

Il premio per la Migliore commedia l’ha portato a casa “Borat – Seguito di film cinema” (disponibile su Prime), secondo capitolo sul giornalista kazako Borat Sagdiyev, inventato e interpretato da Sacha Baron Cohen, che con questo film ha vinto anche il premio per il Miglior Attore: ho visto (ancora non ci credo) il primo film nel 2006, ho provato a guardare questo nuovo episodio ma ho spento dopo dieci minuti. Credo che riconoscere i propri limiti sia una cosa inevitabile e questo film, che sicuramente ha momenti divertenti e intelligenti, si scontra con la mia insofferenza nei confronti di una certa trivialità.

Cohen però mi piace tantissimo e ho amato molto la sua interpretazione ne “Il processo ai Chicago 7” di Aaron Sorkin, che ha vinto per la Migliore Sceneggiatura, ne scrivevo (benissimo) qui.

Assegnato postumo il premio come Miglior Attore in un film drammatico a Chadwick Boseman nel suo ultimo ruolo prima di morire giovanissimo lo scorso agosto: “Ma’ Rainey’s Black Bottom” (su Netflix) un film molto parlato, dove tutti i dialoghi suonano felicemente come musica, che racconta una giornata della band di Ma’ Rainey, famosa cantante blues degli anni’20, interpretata da Viola Davis.

 

Acquistato da Bim Distribuzione ma senza ancora una data di uscita, “The United States vs. Billie Holiday” ha fatto vincere alla sua protagonista Andra Day il premio come Migliore Attrice in un film drammatico (in inglese le diciture suonano meglio, ve lo giuro): scritto dal Premio Pulitzer Suzan-Lori Parks e diretto da Lee Daniels, racconta la storia dello scontro politico tra il governo federale statunitense e la famosa cantante jazz, condotto usando come pretesto la sua tossicodipendenza.

 

 

Giusto la settimana scorsa Scarpette Rosse era dedicato a Rosamund Pike ed eccola qui, vincitrice per la Migliore Attrice in una commedia con “I care a lot” (su Prime).

I premi riservati ai non protagonisti sono stati assegnati a Daniel Kaluuya (“Get Out”, “Black Panther”) per “Judas and the Black Messiah”, di Shaka King, che ricostruisce la biografia di uno dei leader delle Black Panther Fred Hampton, e a Jodie Foster per “The Mauritanian” di Kevin McDonald, incentrato sulle memorie di Mohamedou Ould Salahi, detenuto senza prove a Guantanamo per 14 anni.

Sarà distribuito da Academy 2 il vincitore del Miglior Film Straniero “Minari”, storia familiare del regista coreano Lee Isaac Chung: quando uscirà guardatelo, non fate figuracce come con “Parasite”.

 

Miglior film d’animazione e migliore colonna sonora per “Soul” di Pete Docter e Kemp Powers (su Disney +): forse non è così compatto come Up né così folgorante come Inside Out, ma la nuova creazione di Pete Docter (un nome e un volto totalmente da fumetto) è il film perfetto per questo tempo sospeso. Il contenuto di questa proposta Pixar si rivolge a noi adulti, alla nostra vita, inserita in un contesto di astrazione (magnifico) e alleggerita da personaggi spalla divertenti costruiti apposta per i bambini.

E infine il premio di cui si è bullato tutto il paese, quello per la Miglior Canzone “Io sì (Seen)” assegnato a Diane Warren, Laura Pausini e Niccolò Agliardi per “La vita davanti a sé”, il film di Edoardo Ponti interpretato da Sofia Loren (su Netflix).
Nella categoria Tv ancora Netflix ha vinto tutti i premi principali con la quarta stagione di “The Crown”, per Migliore Serie Drammatica e attori relativi, Josh O’Connor nei panni del Principe Carlo, Emma Corrin per il suo ritratto di Lady Diana Spenser e Gillian Anderson per la sua riuscitissima Margaret Thatcher che si presenta nella tenuta di caccia di Balmoral in abito da sera e con i tacchi, country girl più o meno come noi.

Grande successo anche per “La regina degli scacchi” premiata come Migliore miniserie e per la Migliore Attrice in una miniserie, Anya Taylor-Joy.

 

Ancora un premio per la commedia per la serie canadese “Schitt’s Creek” prodotta da CBC: scritta e interpretata dall’attore e regista Eugene Levy e da suo figlio Dan, la serie, inedita in Italia, racconta la storia della famiglia Rose, che improvvisamente si ritrova in difficoltà economiche e deve trasferirsi nell’unica proprietà che è loro rimasta, a Shitt’s Creek.
Miglior attore in una serie commedia è Jason Sudeikis per “Ted Lasso” (Apple tv), storia di un allenatore di football americano chiamato ad allenare una squadra di calcio inglese, miglior attore in una miniserie Mark Ruffalo che interpreta due fratelli in “Un volto, due destini”, passata su Sky alla fine dello scorso anno. E infine un premio come non protagonista in una serie a John Boyega, interprete di un episodio di quello che si preannuncia come uno dei prodotti televisivi più interessanti dell’anno, la serie antologica “Small Axe” prodotta da Prime e diretta da Steve McQueen, che racconta la comunità afroamericana a Londra tra gli anni sessanta e ottanta, ancora senza data di uscita italiana.

 

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