I segreti di “Succession”, la serie che ha trionfato ai Golden Globe 2024

Tre volte vincitrice del Golden Globe per la miglior serie televisiva Drama, stabilendo un nuovo primato in termini di vittorie nella categoria, un tempo reso possibile solo da “X-Files” e “Mad Men”. Con appena 4 stagioni all’attivo (il gran finale è andato in onda in Italia appena lo scorso 5 giugno), “Succession” è stata una delle serie televisive più popolari degli ultimi anni, questo soprattutto grazie ad un cast corale di straordinaria bravura (3 dei 4 premi vinti quest’anno sono andati all’attore non protagonista Matthew Macfadyen e ai protagonisti Kieran Culkin e Sarah Snook) e ad una scrittura intrigante e potente.

Ma cos’è “Succession”? La produzione targata HBO – ideata da Jesse Armstrong e prodotta da Will Ferrell e Adam McKay – segue le vicende della famiglia Roy, proprietaria di uno dei più importanti conglomerati mediatici al mondo, la Waystar RoyCo, con sede a New York. Le condizioni di salute del patriarca della famiglia, nonché fondatore della compagnia, Logan Roy, si aggravano all’improvviso, costringendo così i suoi quattro figli Connor, Kendall, Roman e Shiv (avuti tutti da mogli e compagne diverse) a prepararsi a tenere le redini della compagnia. I quattro sono tutti operativi all’interno della Waystar con diversi gradi di connessione e responsabilità, ma tra tutti spicca Kendall, il secondogenito, che appare l’erede designato a succedere al padre, vista la sua posizione promettente all’interno della società – ma è anche quello che ha sempre vissuto nel timore del genitore e nella volontà di dimostrare il suo valore, soprattutto a seguito di diversi fallimenti professionali e personali. Tuttavia, quella che sembra una successione quasi automatica viene presto ostacolata dall’intromissione degli altri tre fratelli nell’affaire Waystar, i quali – avendo proprie quote all’interno del Consiglio di amministrazione della compagnia – pretendono di avere voce in capitolo sulle decisioni attuali e future. Tra antichi dissapori irrisolti, alleanze inaspettate e veri e propri intrighi di palazzo, “Succession” scoperchia il proverbiale vaso di Pandora che caratterizza tutte le famiglie del mondo, attraverso un uso sapiente della fotografia e della colonna sonora.

La scelta di un linguaggio visivo “sporco”, che si rifà al genere mockumentary (il falso documentario), attraverso l’uso della camera a mano permette agli spettatori di agire da spietati voyeur, offrendo loro la possibilità di spiare le vicende melodrammatiche dei Roy. L’utilizzo massiccio degli zoom, della luce naturale, così come di primi e primissimi piani, permette di amplificare quel desiderio di appagamento dato dallo sbirciare nella vita, all’apparenza perfetta, della famiglia Roy. Altro grande fattore determinante nella narrazione di “Succession” è la sua musica, che funge da dinamica co-protagonista della serie: da brani di musica classica a pezzi hip-hop, il comparto musicale punteggia in modo straordinario la produzione HBO, fungendo da eccellente catalizzatore delle vicende narrate. La stessa sigla di apertura – composta da Nicholas Britell, che cura la colonna sonora dell’intera serie – è la perfetta sintesi tra le due anime del serial: da un lato c’è la sua natura finzionale, costruita ad arte come un’opera teatrale, che deve reggere l’intero impianto familiare per tenere insieme le apparenze; dall’altro, domina la brutalità dell’hip hop, con il suo ritmo sostenuto, e la crudezza data dalla realtà di personaggi costretti a nascondersi costantemente dietro maschere. Perché “Succession” è tutto questo: un prodotto televisivo in grado di vivere attraverso un feroce dualismo, consumato a puntino da un dramma familiare magnetico, scritto con cura e disumanità, da cui è impossibile separarsi dopo aver divorato anche solo il primo episodio.

La buona notizia è che “Succession” è disponibile in tutte le sue quattro stagioni su Now Tv di Sky; quindi, non è più possibile accampare ulteriori scuse per non guardarla o recuperarla in toto.

di Fabrizia Malgieri

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