Le avventure da “Cana” che portano a scoprire una chiesa abbandonata e le segrete del castello

Originario dell’Alto-Adige, Stefano Tartarotti vive ormai da qualche anno a Piozzano, dove si è integrato così bene che è proprio in questi luoghi che ha trovato l’ispirazione per dare vita alla sua serie “Una Notte da Cana”. Si tratta di libri-gioco a fumetti, ovvero delle storie che, in alcuni punti, presentano al lettore scelte da fare. In base alla decisione presa si viene mandati a una specifica pagina da cui continuare la storia. In questo modo si influenza direttamente lo svolgersi della narrazione, arrivando a diversi possibili scenari. Sono gli antenati dei giochi d’avventura per computer e una forma d’intrattenimento capace di unire il piacere della lettura e del gioco.

Abbiamo incontrato Tartarotti per scoprire di più sul suo lavoro.

Com’è nata l’idea di creare un libro gioco invece di una normale graphic novel?

«L’idea fu di Christian Giove, il coautore del primo libro “Un giorno da Cana”. Mi seguiva sui social e leggeva i miei fumetti che raccontavano le nostre avventure e disavventure piozzanesi tra boschi, cinghiali, caprioli, volpi, tassi, istrici e minilepri. Già da diversi anni i librigame avevano ricominciato ad interessare lettori e gamer e si erano ritagliati una piccola fetta del mercato editoriale. Però in Italia c’erano ancora pochi librigame a fumetti. Così venne a Piozzano a trovare me e la Cana, portandomi dei fumetti-gioco francesi da mostrarmi e mi propose di fare qualcosa di simile che riprendesse le mie storie buffe da cittadino con cane trasferito in collina tra boschi e campi».

Rendere la Cana la protagonista delle avventure è stata un’idea che aveva fin dall’inizio?

« L’idea è stata sempre di Christian. Ma in effetti in quel periodo i miei fumetti sui social già parlavano molto della Cana e degli animali del bosco. Quindi è stato abbastanza automatico. Poi mi interessava fare dei disegni a colori un po’ pittorici di animali buffi del bosco e delle belle colline della Valluretta. Un libro-gioco a fumetti era perfetto per fare esperimenti grafici e disegnare i paesaggi che mi godevo ogni volta che portavo la Cana a fare due passi sulle colline dietro casa. Così colsi subito l’occasione. Sinceramente non avrei accettato la proposta con un altro tipo di ambientazione o soggetto».

Quando ha iniziato a sviluppare la storia, quale tipo di target aveva in mente?

« L’intenzione era di fare un libro mirato soprattutto ai lettori di libri-game, che in genere sono giovani adulti (spesso appassionati di board game o giochi in generale), ma che potesse essere facilmente fruibile anche dalle persone che mi seguivano sui social e dai bambini.

Credo che lo stile fumettoso/ umoristico molto colorato e gli animali simpatici abbiano aiutato molto nel conquistare i più piccoli ».

Le storie dei due libri-gioco sono molto legate al territorio piacentino. Può farci qualche esempio?
« Diciamo che ho preso molti spunti dal luogo dove viviamo ora. Proprio nei giorni in cui Christian venne a propormi questa collaborazione, la Cana aveva scoperto che la recinzione della casa era abbastanza bassa da poter essere saltata al bisogno. Così il primo libro “Un giorno da Cana” fu costruito proprio intorno all’idea che durante il giorno, mentre disegno, la Cana salti la staccionata e vada a zonzo a esplorare e vivere avventure. Così il lettore, nei panni della simpatica quadrupede, può scegliere se andare ad esplorare la chiesa abbandonata di Pomaro in cima alla collina, oppure andare alla casa dei simpatici maiali fantasma poco distante da Pomaro (la casa esiste davvero e ci vive una una coppia di amici), oppure scendere in paese a trovare Guapo, il simpatico volpino dei gestori del bar di Piozzano, o correre a Montecanino per esplorare le segrete delle rovine del castello. Invece il seguito “Una notte da Cana” è un fumetto-gioco investigativo ambientato in una Val Luretta invernale e innevata. Nel libro, Ares, il cagnone dei miei vicini di casa, è scomparso di notte vicino a un misterioso castello/casa fortificata. La Cana e Guapo devono così indagare sugli strani e buffi animali che vi risiedono e ritrovare Ares.

Su queste colline c’è un alto numero di castelli, torri e case fortificate di costruzione medioevale o suc-cessiva. L’idea del secondo libro è nata da una passeggiata invernale nella neve vicino al castello di Monteventano. Ma nel caso di “Una notte da Cana” il castello è fittizio, per ragioni narrative. Infatti ha un gigantesco buslanein in pietra sopra all’ingresso (i buslanein sono dei tipici biscotti secchi piacentini)».

Possiamo aspettarci altre avventure de La Cana in futuro?
«Penso di sì. Ho alcune idee buffe che frullano in testa e che coinvolgono Tobia, il tasso che vive dietro casa nostra e che è già comparso nei due libri precedenti. Vorrei cominciare a scriverlo e disegnarlo nei primi mesi del 2024».

di Carlo Chericoni

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