“Studio riconosce la nostra malattia rara: era ora. Adesso spazi ad hoc in ospedale”

09 Novembre 2021 05:00

“Finalmente”. E’ un sospiro di sollievo, o quasi, quello della piacentina Giovanna Sivelli, malata di sensibilità chimica multipla. “Una patologia rara che – rimarca la donna – ha ottenuto un riconoscimento scientifico”. Perché finora questo disturbo, che provoca un forte malessere a contatto con le sostanze chimiche, era oggetto di ampio dibattito. “Ma finalmente – ribadisce Sivelli, iscritta all’associazione Amica – la sensibilità chimica multipla è stata inserita, per la prima volta, nella prestigiosa rivista scientifica International Journal of Environmental Research and Public Health, grazie al consenso italiano stilato da un gruppo di studio”. Insomma una sorta di legittimazione, che ora spinge la piacentina – insieme ad altri pazienti italiani – a chiedere ancora “un vademecum e locali ad hoc per accogliere i malati di sensibilità chimica multipla negli ospedali”.

Sivelli spiega infatti che “non possiamo restare vicini a persone o luoghi contaminati da agenti chimici, per evitare gravi crisi neurotossiche e reazioni potenzialmente letali. Pertanto è necessario non indossare indumenti lavati con normali detersivi e ammorbidenti: i capi d’abbigliamento, anche quelli dei medici, non devono rilasciare alcuna sostanza chimica volatile. Inoltre non bisogna spruzzare nell’ambiente deodoranti, né usare detergenti chimici per pulire il luogo dell’incontro e servizi igienici. Spesso noi pazienti affetti da sensibilità chimica multipla – aggiunge la piacentina – siamo anche elettrosensibili, quindi non è possibile avvicinarsi con telefonini o computer accesi”.

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