In 500 a Pecorara per l’omaggio a Dalla di Servillo, Girotto e Mangalavite

06 Agosto 2022 13:35

Sono riusciti a sorprenderci, a farci sentire come fosse la prima volta anche un capolavoro di quelli che conoscono anche i sassi come “Caruso”. Hanno reinventato il repertorio dell’incommensurabile Lucio Dalla con il dovuto rispetto e amore, profondità, adesione e un distacco lontano da ogni retorica e timore reverenziale. Hanno iniettato nei suoi brani la sorpresa, la speranza e il bisogno di ritrovare in quella scrittura lirica, umana, intima, universale e libera la capacità di fare della canzone un segnale imprescindibile del loro cercare la vita e del fare poesia.

Il carisma sprigionato da un trio campano-argentino di artisti e amici eccezionali come Peppe Servillo, il saxofonista Javier Girotto e il pianista Natalio Mangalavite ha stregato più di 500 persone, venerdì sera, assiepate in Piazza XXV Aprile a Pecorara per la tappa più montana del Valtidone Festival. Una serata indimenticabile, preceduta da una pioggia che aveva raffrescato e ripulito l’aria, lasciando sgorgare e fluire parole, note ed emozioni con un nitore impressionante.

Il progetto, discografico e live, va ben oltre gli intenti celebrativi per i 10 anni dalla scomparsa del piccolo grande mito della musica italiana. E’ un omaggio che esalta le sue qualità profetiche, analitiche, narrative e riflessive sin dal titolo, “L’anno che verrà”. Un concerto anche esorcistico, nei tempi che corrono, che sul “Caro amico ti scrivo” si è trasformato in rito catartico collettivo. Che ha passato in rassegna scrigni di bellezza irrinunciabili, “Anna e Marco” o “Balla balla ballerino”, materializzando quegli angeli che si sporcano di “Vita”, rievocando con solare baldanza il “4 marzo 1943”, provocando la pelle d’oca sull’agrodolce bis ricaduto sui climax percussivi di “Felicità” e passando attraverso episodi forse meno frequentati come “La casa in riva al mare”.

Uno spettacolo di grande eleganza e profondità, che riscrive le canzoni di Lucio alla luce dei ritmi e dei colori del Sudamerica, del jazz e dell’improvvisazione, facendo perno sulle qualità straordinarie di questi tre artisti, un Servillo a tratti inedito, nei vocalizzi e nella maniera di rimasticare con la sua cifra inconfondibile lo spirito di Dalla, un Mangalavite al piano acustico ed elettrico sorprendente anche alla voce, un Girotto ispiratissimo, fantasioso e potente. Un vero cerchio energetico che, scarnificando e amplificando il valore di musica, parole e sottotesti attraverso arrangiamenti ricercati e interpretazioni febbrili e favolistiche, ha reso a Lucio Dalla un tributo di rara originalità, sacralità e musicalità. Il suo spirito anticonformista aleggiava nella piazza, ha preso tutti per mano, per aiutarci ad accettare e amare la vita per come è.

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