Un giorno in stazione, dove il sindaco vuole i militari. “Timori reali, sì al presidio”

18 Settembre 2023 01:44

Mezzanotte in punto. I passeggeri afferrano i bagagli, scendono dai treni e camminano nel sottopasso ferroviario. In sottofondo, le rotelle sfregano sul pavimento: un rumore inconfondibile. Eccoli nell’atrio, con i volti stanchi e le fatiche del viaggio ben evidenziate dalle luci della biglietteria. Tra pochi passi, però, c’è l’oscurità: chi esce dalla stazione di Piacenza si scontra con una “barriera” di buio. Lo conferma la guardia giurata che vigila sull’area ogni notte, da ormai sette anni: “Sì, l’impianto di illuminazione è insufficiente, così studenti, pendolari e turisti non si sentono di certo sereni a camminare in direzione del centro, verso i giardini Margherita”. Il buio è il primo sintomo di quella percezione di insicurezza vissuta dai cittadini che ha portato il sindaco Katia Tarasconi a richiedere in prefettura l’impiego dei militari a partire da piazzale Marconi, come avviene in altre città italiane attraverso l’operazione “Strade sicure”. Istanza su cui dovrà esprimersi il governo nazionale, ma intanto l’idea sembra incontrare la quasi unanime approvazione dei frequentatori della stazione.

Una voce autorevole, in questo senso, è proprio quella della guardia giurata che controlla la zona ferroviaria, insieme a un pastore tedesco addestrato per l’autodifesa. Incontriamo l’uomo all’esterno della stazione, intorno alla mezzanotte. Sì o no ai militari, dunque? “Questa misura sarebbe molto utile come azione deterrente per scoraggiare certi fenomeni di insicurezza”. Ma le criticità non si registrerebbero tanto di notte, quanto durante il giorno, nel momento in cui piazzale Marconi è frequentato da più persone: “Dalle prime ore del mattino fino a sera – dice l’addetto con pistola e uniforme – ci sono episodi preoccupanti. I militari, secondo me, servirebbero soprattutto alla luce del sole, con una postazione fissa davanti all’ingresso della stazione”.

Piazzale Marconi è un’arena chiusa dalla stazione, lì dal 1859 ma che si è rifatta il look nel Ventennio, dal centro commerciale Borgofaxhall, da un paio di palazzoni degli anni Sessanta e dai Giardini Margherita. Alle prime ore del mattino, due ragazzi hanno già la bottiglia di Heineken in mano. Camminano. Bevono. Se la droga si scambia nell’ombra, è comune vedere giovani muoversi con l’alcol. Chi sta fermo, invece, si preoccupa della sua porta. “Si prega di chiudere la porta per ingresso ospiti indesiderati”: il cartello che accoglie all’ingresso della sede di Trenitalia Tper incuriosisce. Chi sono gli indesiderati? “Sbandati, qualche extracomunitario che entra e fa confusione, i senzatetto” spiega un uomo dell’ufficio. Tra pendolari, tassisti, autisti di bus e lavoratori, la voce pare univoca: “Ben vengano i militari, il presidio sarebbe molto utile”.

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