Carlo Dodi: “Mai visto niente di simile. Non siamo sceriffi, chiediamo di essere tutelati”

11 Settembre 2020 19:12

“In 20 anni di gestione del Tuxedo non ho mai visto niente di simile”: Carlo Dodi è un fiume in piena. Dopo i 40 giorni di ospedale a causa del Covid sperava in un po’ di pace e la serata di mercoledì 9 settembre prometteva bene perché il concerto jazz organizzato dal locale era stato apprezzato dai clienti accorsi numerosi. Il clima di serenità è stato però infranto da tre uomini che con violenza inaudita hanno sfasciato il locale e provocato quattro feriti.

Riavvolgendo il nastro: durante il concerto i tre uomini tra i 30 e 40 anni con accento campano, mai visti prima dai gestori del Tuxedo, si sono presentati nel locale di via Colombo e uno non aveva la mascherina. Il cameriere lo ha invitato a indossare il dispositivo di protezione e ha chiesto ai clienti di sedersi al tavolo, come previsto dalle norme anti contagio. Avevano già bevuto metà birra quando gli sconosciuti si sono lamentati e hanno provocatoriamente chiesto di riavere i soldi perchè a loro non stava bene quella situazione. I soldi gli sono stati consegnati per evitare problemi e così se ne sono andati. Ma dopo dieci minuti sono tornati ed è scattata una sequenza di scene da film western.

“Uno di loro mi ha dato quattro pacche sulla spalla – racconta Dodi -, mi guardava come un doberman inferocito poi mi ha spinto contro il tavolo e sono caduto battendo la testa, mi hanno dato cinque punti di sutura. Mio figlio cercando di difendermi e per evitare che uno di loro scagliasse una panchina contro la vetrata si è fratturato un dito e lo dovranno operare. Un nostro cliente è intervenuto e gli hanno spaccato una lavagna sulla testa e anche un altro è rimasto coinvolto nel parapiglia”. Fuori c’erano decine di persone sconcertate per quanto stava accadendo. Le telecamere dovrebbero rendere più semplice l’identificazione dei malviventi da parte dei carabinieri.

“Non ce la facciamo più – commenta sconsolato il gestore con la moglie Loretta Scagliotti -; quest’anno siamo già stati duramente provati dal Covid e dal lockdown. Abbiamo sofferto e abbiamo perso tante entrate. Così è difficile andare avanti. Non so cosa faremo. Non siamo sceriffi, se arriva un controllo non possiamo essere noi a pagare per chi trasgredisce le regole. Chiediamo di essere tutelati”.

Alla fine dell’intervista spuntano un mezzo sorriso e un pollice alzato, segno che forse la voglia di tornare alla normalità è più forte della brutalità della violenza subita. Tantissimi i messaggi di solidarietà ricevuti dalla famiglia Dodi sui social.

 

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