Microsoft, l’affare Activision si complica: il Regno Unito dice no

Di Andrea Peroni 26 Aprile 2023 15:30

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In pochi si aspettavano un risvolto di questo tipo, specie dopo che Microsoft ha passato interi mesi a siglare accordi con Nintendo, Nvidia, Boosteroid e varie altre aziende al fine di addolcire le agenzie antitrust, ma la notizia odierna arriva come un fulmine a ciel sereno. La Competition and Markets Authority del Regno Unito ha infatti emesso oggi il suo comunicato ufficiale, nel quale l’ente ha deciso di non approvare l’acquisizione di Activision Blizzard King da parte del gigante di Redmond.

Si complica così un affare che Brad Smith, presidente di Microsoft, e Phil Spencer, capo della divisione Xbox, davano ormai per scontato, insieme a milioni di appassionati videogiocatori. L’acquisizione da quasi 70 miliardi di dollari di Activision, insieme allo strapotere commerciale di alcuni franchise come Call of Duty, Warcraft e Candy Crush, torna quindi in un clima di totale incertezza, oggi ancor più di prima, e l’impressione stavolta è che gli altri enti regolatori del mercato seguiranno la strada tracciata dalla Cma.

“La soluzione proposta da Microsoft non è riuscita ad affrontare efficacemente le preoccupazioni nel settore del cloud gaming”, spiega la Cma nel comunicato ufficiale del governo britannico. E se è vero che questa decisione riguarda esclusivamente il mercato oltremanica, è anche giusto sottolineare che il Regno Unito possiede una rilevanza enorme nel settore videoludico in termini puramente economici.

Il no all’acquisizione arriva dopo che a febbraio la Cma aveva espresso dubbi circa la volontà di Microsoft di espandersi nel cloud gaming, un settore del quale l’azienda americana, stando agli ultimi dati, detiene già una notevole fetta – si parla di circa il 70%. Secondo le analisi della Cma, sono ancora tante le carenze evidenziate in fatto di concorrenzialità, che includono principalmente: la mancanza di copertura su diversi modelli di business dei servizi di cloud gaming, compresi i servizi in abbonamento; l’assenza di apertura della libreria Xbox e Activision a fornitori di giochi per pc che non utilizzano sistemi operativi Microsoft Windows; viene inoltre posto l’accento sulla standardizzazione di termini e condizioni in base ai quali i videogiochi vengono resi disponibili, anziché essere determinati dal dinamismo e la creatività della concorrenza sul mercato.

 

Il tweet della Cma britannica che blocca l’acquisizione di Activision Blizzard King

La risposta di Microsoft non si è fatta attendere. Nei minuti successivi al responso della Cma, Brad Smith ha spiegato in una nota ufficiale che Microsoft farà sicuramente ricorso di fronte al blocco dell’acquisizione, e che questa scelta della Cma pone un freno all’innovazione tecnologica e agli investimenti nel Regno Unito. “Abbiamo firmato contratti per rendere disponibili i giochi Activision Blizzard su altri 150 milioni di dispositivi”, continua Smith, “e siamo delusi dal fatto che questa decisione rifletta una comprensione sbagliata di questo mercato e del funzionamento effettivo della tecnologia cloud.”

Anche Activision ha espresso tutto il proprio disappunto per le parole dell’ente britannico. In una nota diffusa sul proprio sito ufficiale, l’azienda americana ribadisce che “il report della Cma va in conflitto con le ambizioni del Regno Unito per diventare un paese importante nel settore tecnologico”, e sottolinea nuovamente la volontà di ribaltare il verdetto alleandosi con Microsoft. Non manca l’intervento di Bobby Kotick, Ceo del colosso che ha dato vita a Call of Duty, il quale ha rilasciato una dichiarazione al vetriolo confermando che la decisione dell’antitrust britannico non può essere definitiva.

In tutto questo, in attesa di conoscere i verdetti dell’Unione Europea e della Ftc americana, che si era già fortemente espressa a sfavore di questa colossale acquisizione, Sony gongola e il pubblico mormora, specie dopo che pochi giorni fa la società nipponica ha aggiunto Firewalk ai suoi PlayStation Studios. Ma è anche vero, e questo non si può negare, che c’è una differenza abissale tra l’acquisizione di un singolo studio e quella di un enorme publisher come Activision, cosa che gli enti regolatori non possono e non vogliono sottovalutare.

 

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