Albi professionali, numeri in calo. Odontoiatri il più affollato

12 Marzo 2013 06:20

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L’albo professionale piacentino più affollato è quello dei medici odontoiatri che conta 1.503 iscritti, seguito a ruota da quello degli ingegneri (964) e dei geometri (900), di poco più numerosi degli avvocati (821). Sono queste le categorie professionali che nella provincia piacentina raccolgono il maggior numero di adesioni, anche se negli ultimi anni le cifre sono rimaste pressoché stabili e sembrano destinate a diminuire. “Aprire un proprio studio è impegnativo a livello economico, i giovani incontrano molte difficoltà” ha spiegato Graziella Mingardi, presidente dell’ordine degli avvocati provinciale, che ha annunciato lo storico sorpasso delle avvocatesse ( 430 donne e 391 uomini inseriti nell’albo piacentino) ma che prospetta una diminuzione del numero generico degli iscritti per i prossimi anni.

Il quadro negativo è confermato della maggior parte dei referenti locali delle professioni, a partire dai presidenti dell’albo degli architetti (534) e dei farmacisti (420) , in costante ascesa nell’ ultimo quinquennio ma, secondo le impressioni raccolte, destinati ad un’inversione di marcia già dal 2013.

Il copione è lo stesso anche per l’albo piacentino dei chimici (61), dei periti industriali (298), degli agronomi forestali (160) e dei giornalisti (420). Un piccolo exploit è stato registrato dall’albo dei medici veterinari (189), degli psicologi (77 psicoterapeuti più 71 psicologi) e dei commercialisti (420); tutti e tre le aree professionali, hanno registrato un lieve aumento di iscritti rispetto all’anno 2008.

Donne e lavoro: la presenza femminile domina nettamente l’albo degli psicologi (120 donne e 28 uomini), degli avvocati, e tiene testa ai colleghi maschi che hanno scelto la professione di farmacista e di architetto. I dati raccolti confermano l’egemonia maschile nei restanti settori, in particolare in quello dell’ingegneria (84 donne e 800 uomini), tra i geometri (circa 800 uomini e 100 donne), nell’albo dei dottori agronomi e forestali – dove la percentuale femminile sfiora il 20% – e tra i periti industriali, che si accontentano di una quota rosa inferiore al 5%.

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