Delitto trolley, Civardi e Grassi non parlano. Convalidato il fermo

12 Agosto 2014 18:20

Delitto Trolley (1)-720

Il gip Elena Stoppini nel tardo pomeriggio ha convalidato il fermo di Gianluca Civardi e Paolo Grassi che restano al carcere delle Novate. Le accuse sono omicidio aggravato, rapina e occultamento di cadavere.

Notizia delle 10 – Gianluca Civardi e Paolo Grassi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. L’interrogatorio era previsto questa mattina al carcere delle Novate dove i due 30enni si trovano da venerdi scorso. L’avvocato Bazzani, legale difensore di Civardi, in collaborazione con la collega Francesca Cottani del foro di Milano, ha anche sollevato davanti al giudice una eccezione procedurale riguardo al fermo eseguito dalla polizia insieme al pm nei giorni scorso. Il gip si è riservato di decidere circa la convalida nelle prossime ore.

Notizia 7 – S’indaga su uno scontrino. E su un acquisto fatto con una carta di credito intestata a Gianluca Civardi qualche mese fa. Attrezzi da giardinaggio, ma l’attenzione degli investigatori si concentra su un paio di stivali di gomma. Simili a quelli che Civardi dice di aver visto addosso al terzo uomo, quello che nella sua versione dei fatti avrebbe ucciso il professore Adriano Manesco il 7 agosto scorso. Una curiosa coincidenza, che ha spinto gli investigatori a vederci più chiaro.
Oltre a Civardi, è in carcere con l’accusa dell’efferato omicidio Paolo Grassi, 30 anni di Piacenza. Oggi è previsto l’interrogatorio dei due giovani.

Il macabro rituale della sezionatura del professor Adriano Manesco potrebbe aver avuto uno scopo ben preciso come quello di “rimpicciolirne” i resti per nasconderli meglio, per dividerli e rendere meno identificabile possibile quello che rimaneva della salma (nel caso, come è poi avvenuto fosse trovata) e anche per evitare che emanasse un cattivo odore che avrebbe potuto attirare attenzioni indesiderate per gli assassini o l’assassino.

E’ questo in sintesi quanto ha riferito ieri la dottoressa Novella D’Agostini, medico legale impegnata più volte in passato in esami autoptici per casi di omicidio, fra i quali il caso Xu, la ragazza cinese trovata decapitata nella sua abitazione di via Alberoni alla fine del maggio del 2009.

Il primo aprile di tre anni fa un ciclista di Rottofreno transitando sulla provinciale numero 234 nei pressi del fiume Lambro ad Orio Litta ad una manciata di chilometri da Piacenza s’imbattè in un cadavere di un uomo smembrato. Un delitto quello di Orio Litta che presenta qualche analogia con quello avvenuto a Milano e che ha avuto per vittima il professor Manesco. Dopo essersi imbattuto in quell’orrore, il ciclista piacentino aveva subito telefonato al 112, e sul posto erano accorsi i carabinieri di Lodi. Al cadavere era stata tagliata la testa e le mani con l’evidente scopo di non renderlo identificabile.

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