Lockdown, screening e smart working: così è cambiato il vocabolario

01 Novembre 2020 00:05

In principio è il Coronavirus, talvolta anticipato dall’aggettivo “nuovo”: un’ampia famiglia di virus respiratori, portatori di malattie lievi o moderate. Poi, lo scorso febbraio, l’Oms annuncia il nome della patologia vera e propria: Covid-19, acronimo di Co(corona), Vi (virus), D (“disease”, malattia) e 19 (l’anno della scoperta), una sigla diventata – purtroppo – riconoscibile in tutto il mondo. Così, dall’oggi al domani, il nostro vocabolario quotidiano inizia a trasformarsi. Anche i piacentini si abituano a pensare, scrivere e pronunciare parole inedite, mai immaginate prima, che si diffondono di pari passo con l’emergenza sanitaria. E la pandemia, progressivamente, viene descritta attraverso un gran numero di anglicismi. Ecco alcuni esempi di questo nuovo gergo.

Lockdown: con i primi decreti restrittivi anti-Covid, i termini “zona rossa”, “coprifuoco” o “chiusura” sono presto rimpiazzati da “lockdown”. Un vocabolo inglese che – spiega l’Accademia della Crusca – significa “procedura di sicurezza che prevede l’isolamento temporaneo di un edificio, di un’area più o meno estesa, di un’intera città, impedendone uscita e ingresso”. Il lockdown diventa la parola d’ordine per riassumere i provvedimenti anti-contagio più rigorosi, come il blocco delle attività e dei trasporti. E in questi giorni, con la chiusura anticipata di bar e ristoranti alle ore 18, si parla di semi-lockdown.

Screening: un’analisi a campione, ovvero l’indagine sanitaria atta a prevenire la malattia da Covid-19 sottoponendo a controllo vasti gruppi di persone considerate a rischio. Di “screening”, negli ultimi mesi, ne abbiamo conosciuti parecchi anche a Piacenza: tamponi, test sierologici, esami rapidi nella logistica o tra gli studenti, controlli al rientro dall’estero e non solo.

Contact tracing: si tratta di una fase fondamentale nella lotta al Coronavirus, cioè la ricerca e gestione dei contatti di un caso di positività accertato dalle autorità sanitarie. Anche nel nostro territorio, ultimamente buona parte dei nuovi contagi arriva proprio dall’attività di “contact tracing”.

Smart working: per diverse aziende il “telelavoro” rappresenta una vera e propria rivoluzione. All’improvviso, la scorsa primavera, lo scoppio della pandemia ha portato tanti dipendenti pubblici e privati a svolgere le proprie mansioni professionali direttamente dal salotto di casa. Questa modalità, stando a un’indagine dell’università Cattolica di Piacenza, sarebbe una soluzione favorevole per lavoratori e ditte anche nell’epoca post-Covid.

Covid hospital: si trova nel nostro territorio il primo “Covid hospital” attivato in Europa: quello di Castel San Giovanni. Si tratta di una struttura sanitaria indicata dal Piano sanitario regionale per l’emergenza Coronavirus come centro di accoglimento dei pazienti positivi con vari gradi di sintomatologia.

Termoscanner: uno strumento ormai installato in quasi tutti gli uffici di città e provincia, per la misurazione a distanza della febbre tramite rilevamento delle emissioni infrarosse del corpo.

Webinar: istituti formativi, associazioni, enti e società private – a causa del lockdown da Coronavirus – si sono trovati costretti a organizzare i loro eventi tramite piattaforme online. Nascono i cosiddetti “webinar”, unione dei termini inglesi “web” e “seminar”: un’occasione in cui più persone si ritrovano via internet per approfondire o discutere un certo argomento.

Anche la lingua italiana viene messa alla prova dall’allerta Covid con una parola improvvisamente centrale: “congiunti“. Con la Fase 2 dello scorso maggio, infatti, il Governo consente uscire di casa per andare a trovare questa tipologia di persone: familiari e partner. Ma qualcuno si chiede: gli amici non sono “congiunti”?

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