La prima e unica chiesa dedicata a Scalabrini è quella di Fiorenzuola

08 Giugno 2022 01:43

La prima e unica chiesa in Italia dedicata all’apostolo dei migranti Giovanni Battista Scalabrini, Beato dal 1997 e prossimo alla canonizzazione, è a Fiorenzuola.
Questo edificio, inaugurato venticinque anni fa, ha accolto la festa dell’oratorio parrocchiale e una messa serale, durante la quale, il parroco don Giuseppe Illica ha richiamato alla memoria il ricordo di Scalabrini, affermando come la sua vita, le sue opere e le sue missioni siano legate allo spirito.
Oggi, la chiesa Scalabrini di Fiorenzuola è divenuta un punto di riferimento per molteplici attività riguardanti la vita parrocchiale, ma inerenti anche al sociale, nello
specifico dedicate ai giovani (grest estivo), insieme a piazza della Collegiata in centro storico.
Importante sottolineare come le due chiese siano parte di una stessa parrocchia, intitolata a San Fiorenzo, anche se cinquant’anni fa l’idea originaria del vescovo operante in quel periodo, vale a dire Enrico Manfredini, era quella di creare due realtà distinte dato l’incremento della popolazione della comunità di Fiorenzuola.
Ma in contrapposizione a questo proposito, il parroco don Luigi Bergamaschi si oppose con l’obbiettivo di tenere unita questa parrocchia, pensando però a più
luoghi di culto, che soddisfacessero l’ampliamento della città.
I fedeli di San Rocco e dei nuovi quartieri del Molinetto videro concretizzarsi, così, questa proposta in cui veniva celebrata la messa.
Successivamente, però, don Luigi ipotizzò una nuova chiesa, impresa portata avanti
con passione da don Gianni Vincini, il quale propose il nome di Scalabrini, perché ritenuto un vescovo moderno, appartenente alla storia piacentina, in quanto già vescovo di Piacenza, e con una visone proiettata verso il futuro.
Una volta approvata dal Consiglio pastorale iniziarono i vari passaggi burocratici, il tutto seguito da vari geometri.
Interessante specificare che la prima pietra della costruzione fu posata nel 1995 da parte dell’allora vescovo Luciano Monari e il plastico del progetto arrivato a Roma fu benedetto da papa Woytila (Giovanni Paolo II).

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