Martiri delle foibe, il ricordo di Carmelita: “Scappammo da Fiume a Piacenza”

10 Febbraio 2023 02:59

Nel “Giorno del Ricordo”, in cui oggi si ricordano le vittime delle foibe e dell’esodo giuliano, Carmelita Grubesich – da tanti anni a Piacenza – ripercorre la sua vita.
Carmelita ha occhi azzurrissimi, di cristallo, i capelli chiari, tantissime parole in bocca e un cognome slavo: Grubesich, appunto. “Ma io sono italiana, mi sono sempre sentita italiana” ribadisce con fermezza. Italiana di Fiume quando la città faceva ancora parte dell’Italia. Carmelita vi è nata nel 1937, è dovuta scappare insieme ai suoi genitori e alla sua famiglia nel 1946: “Nelle orecchie ho ancora il passo cadenzato dei soldati tedeschi che passavano coi prigionieri durante la guerra – incomincia a raccontare – poi quando vinse Tito molte cose cambiarono: in ogni casa si dovette esporre la bandiera slava. Mio padre non voleva, noi ci siamo sempre sentiti italiani e volevamo continuare a esserlo. Così siamo scappati: in fretta e furia ce ne siamo andati mentre il mondo intorno a noi si trasformava, tutto veniva confiscato dallo stato. A Fiume sono tornata nel 1998 e sono andata a vedere la mia casa, in via Trieste 26 – spiega Carmelita – sul muro ho trovato ancora il chiodo al quale avevamo appeso un’amaca su cui noi sorelle stavamo al pomeriggio. Ma il resto era uno schifo. Io la ricordo molto bella la mia città, per questo non avrei dovuto tornarci: a distanza di tanti anni mi è familiare anche la lingua perché i miei parlavano lo slavo quando non volevano farsi capire da noi bambine, ma io lo capivo nonostante parlassi in italiano e mi sia sentita sempre italiana. Sempre”.

L’ARTICOLO DI ELISABETTA PARABOSCHI SU LIBERTA’ 

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