“Dormo alla fermata del bus perché la casa è occupata. È la beffa della burocrazia”

11 Giugno 2023 02:29

Un paio di scatoloni, le sedute in metallo, le pareti di vetro, il tabellone degli orari e un lenzuolo. Ecco riassunta la pensilina dell’autobus che Vito Paolo Bisceglia, 59 anni, ha deciso di chiamare “casa”. Quantomeno in questa “fase di passaggio”, spera. Lo incontriamo al Capitolo, frazione alle porte di Piacenza, alla fermata del trasporto pubblico, linea 19: “Da venerdì sera dormo qua, ho ricavato uno spazio con il minimo essenziale per trascorrere le notti”.

Il motivo è presto spiegato: tra febbraio e marzo l’uomo, che lavora in una cooperativa sociale come netturbino, ha comprato una casa all’asta in città. “Nel frattempo – racconta Bisceglia – ho venduto la mia vecchia abitazione, cedendola immediatamente ai nuovi inquilini. Pensavo di poter entrare nella nuova casa aggiudicata, ma gli occupanti non sono mai usciti”. L’atto di aggiudicazione della casa all’asta risale al 17 aprile. Anche il decreto di trasferimento, cioè il provvedimento che cede la titolarità del bene a favore dell’aggiudicatario, è stato notificato agli occupanti: una famiglia straniera con due minori. In assenza di un abbandono volontario dell’immobile, lo sfratto risulterebbe fissato alla metà di luglio.

“Chissà se potrò mai entrare in casa mia – dice con rammarico il 59enne -. Alcuni amici si sono fatti avanti per ospitarmi. Ho uno stipendio, non sono un disperato. E le offerte di aiuto non mancano. Ma voglio dare un segnale contro questa burocrazia folle – rimarca Bisceglia – che non mi permette di entrare in possesso di un’abitazione regolarmente aggiudicata e pagata”.

IL SERVIZIO DI THOMAS TRENCHI:

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