Preghiera con il vescovo per le vittime della tratta. “Aiutiamole a trovare dignità”

01 Novembre 2023 11:35

Foto Mauro Del Papa

Un fuoco acceso sul sagrato della chiesa. A simboleggiare non il mestiere più vecchio del mondo, “ma l’ingiustizia più vecchia del mondo”. Nel sedicesimo anniversario della morte di don Oreste Benzi, fondatore della comunità Papa Giovanni XXIII, sono stati tanti i cittadini che ieri sera si sono radunati fuori dalla chiesa di Le Mose a pregare per le vittime della tratta. Donne e adolescenti costrette alla prostituzione sulle strade italiane e piacentine, “ridotte in schiavitù da trafficanti senza scrupoli”. Non è stato un caso che si sia scelto di celebrare la messa all’esterno della chiesa. “Si è deciso di farla fuori, accanto alle persone che don Oreste andava a cercare per pregare, per parlare con loro, per donare la benedizione di Dio e per cercare di convincerle a liberarsi dalla schiavitù”.  Così come oggi allo stesso modo, seguendo il suo esempio, fanno i volontari della Comunità Giovanni Paolo XXIII che sulle strade incontrano le storie di queste ragazze sfortunate, le loro gioie, i loro dolori, le loro speranze di una vita migliore.

A presiedere la messa, insieme a tanti preti, c’era il vescovo Adriano Cevolotto. Ha voluto essere presente e testimoniare vicinanza all’indispensabile e infaticabile opera che svolge la Comunità.  Nei giorni scorsi il prelato ha partecipato a una delle uscite che i ragazzi, accompagnati da don Adamo Affri, fanno sovente per andare a incontrare le prostitute, pregare con loro e aiutarle a capire che “liberarsi dalla schiavitù si può”. “Un’esperienza intensa, che mi ha dato tanto” ha confidato il vescovo. Citando poi l’insegnamento di don Benzi (“bisogna andare a trovare gli emarginati e includerli”), Cevolotto ha detto che “gli invisibili che abitano la nostra città e i nostri quartieri sono tali perché non li vediamo o perché non li vogliamo vedere”.

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