Rebecca, infermiera in Norvegia: “Qui il nostro mestiere è rispettato”

25 Dicembre 2023 05:01

“Stare lontano dalla famiglia, dagli affetti più cari e non poterci essere nei momenti più importanti sono gli aspetti più difficili da dover accettare all’interno di una scelta che giorno dopo giorno mi consente di crescere a livello umano e professionale”. A maggio del 2022 Rebecca Gandolfi è partita – accompagnata da Leo, inseparabile amico a quattro zampe – in direzione Norvegia. Carica di aspettative, entusiasmo e voglia di vivere nuove esperienze Rebecca non ha più lasciato il Paese scandinavo dove attualmente lavora come infermiera in una casa di riposo a Knarvik, cittadina a trenta chilometri da Bergen (secondo centro abitato più grande dello stato).

Si, Rebecca – figlia di mamma inglese e papà italo-inglese residenti in una piccola località tra le colline sopra Gropparello – è stata una delle prime infermiere italiane ad accettare le lusinghe del sistema sanitario norvegese. “Non ero ancora laureata e tra un tirocinio e l’altro iniziai a maturare la decisione di trasferirmi all’estero”. La meta originaria era Londra, ma l’arrivo del Covid ha sconvolto tutti i piani di Rebecca che ha dovuto affrontare l’emergenza pandemica da neolaureata. “Sono stati due anni anni terribili soprattutto dal punto di vista emotivo” spiega la giovane, classe 1995, in collegamento video dalla sua casa di Knarvik. Il sogno di andare all’estero non è stato mai del tutto accantonato e al termine del 2021, quasi per caso, è tornato in auge grazie a un annuncio di lavoro della società Global Working visto tramite social. “L’agenzia propone un corso completamente gratuito di norvegese della durata di sei mesi – racconta Rebecca -, poi ti assegna a un ente che a sua volta indicherà le strutture dove collocarti cercando di accontentare eventuali richieste ed esigenze”.

Rebecca al termine del corso – necessaria la conoscenza del norvegese per accedere a questa opportunità di lavoro – è quindi partita e dopo tre mesi di visite domiciliari, ha iniziato a lavorare in una casa di riposo. Oltre a un contratto a tempo indeterminato, l’agenzia mette a disposizione anche un alloggio con affitto e bollette pagate e l’opportunità di coprire le spese per i viaggi di rientro in Italia. “Prendo più del doppio di quanto percepivo per lo stesso lavoro in Italia – commenta l’infermiera -, la differenza più grande rispetto al nostro Paese riguarda il compenso per festivi e notturni: in Norvegia premiano davvero la tua disponibilità, in Italia no”.

Non è solo una questione economica: “Questo è un posto dove io posso uscire la sera da sola e sentirmi tranquilla, un posto dove posso dimenticarmi di chiudere la porta di casa e dove la qualità della vita combacia con la qualità del luogo di lavoro – afferma la giovane infermiera -. Ho percepito un’apertura mentale notevole, la volontà di includere e non di escludere. Al netto del freddo e delle ore di buio, questo è davvero un bel posto in cui crescere e vivere”. Stipendi più alti, alloggi gratuiti e migliore qualità dell’ambiente lavorativo. Sono sempre di più gli infermieri che, come Rebecca, partono in direzione Norvegia. Secondo l’Ocse negli ultimi tre anni dal nostro Paese sono emigrati circa 20mila infermieri. “In questi mesi ho ricevuto tantissimi messaggi di ragazzi appena laureati o in procinto di laurearsi che chiedono informazioni per partire – le parole di Rebecca -. Io credo che nei prossimi anni il calo si noterà ancora di più. Non è più sostenibile che in Italia non venga riconosciuta l’importanza di un ruolo così delicato. Se non cambierà qualcosa non ci saranno più infermieri disposti a lavorare”.

Rebecca in questo periodo di festività natalizie continuerà a lavorare, “anche se – ci racconta – tra un turno e l’altro avrò l’occasione di fare un bel pranzo multiculturale con amici e colleghi”. La famiglia e gli affetti lasciati in Italia mancano e mancheranno sempre, ma Rebecca è felice e ha la consapevolezza di aver fatto la migliore scelta per se stessa: “Sono alla soglia dei trent’anni quindi mi pongo continuamente tanti interrogativi sul mio futuro – conclude -, adesso sono felice e sto crescendo. Il ritorno in Italia in questo momento non è tra le mie previsioni, ma non si sa mai”.

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