Addio a Linda e Giuseppe, fondatori del bar Besurica alla nascita del quartiere

30 Gennaio 2024 05:00

“Un nido”. Così qualcuno li ha definiti l’altro giorno nella parrocchia San Vittore alla Besurica, durante il funerale di Linda Papamarenghi celebrato da don Franco Capelli. Lo erano davvero, Linda e Giuseppe Castagnetti: un nido, un porto sicuro, uno “spazio” accogliente e leale per chi li conosceva. I due piacentini hanno lasciato questo – ma non solo – nell’enorme comunità di parenti, amici, clienti, collaboratori e semplici cittadini che, nel vortice della vita, hanno potuto avvicinarsi a loro. Nelle scorse settimane i coniugi – fondatori e primi titolari dello storico bar di quartiere alla Besurica – sono scomparsi a pochissima distanza l’uno dall’altra, lasciando i figli Lucia, Sylvie e Sergio.

Giuseppe era nato il 30 agosto 1933 a Parigi, Linda invece l’8 novembre 1936 a Lugagnano. Si erano sposati nel 1960, stabilendosi nella capitale francese fino al 1971. In quell’anno Castagnetti e Papamarenghi rientrarono a Piacenza per gestire, insieme ai cognati rientrati da Londra, la trattoria Carrozza in via X Giugno. Nel 1973 i due piacentini si spostarono in via Cella per gestire il bar Principes. E nel 1979 ecco il loro approdo alla Besurica per inaugurare il bar in piazza, tuttora punto di riferimento per l’aggregazione e la socialità in questo quartiere-paese con oltre seimila abitanti. Negli anni Ottanta il loro bar era davvero uno dei primi “mattoni” della Besurica, area in piena espansione tra cantieri, case e palazzi. La chiesa occupava l’attuale tabaccheria. “Inizialmente – ricordano i familiari – Giuseppe voleva chiamarlo bar Buio, ma optò per bar Besurica”. I due coniugi si ritirano in pensione nel 1995 sulle colline della Valchero.

Durante il funerale nella parrocchia di San Vittore, particolarmente toccante è stato il ricordo della residente Rita Davighì: “Con Linda e Giuseppe Castagnetti se ne va un pezzo della mia vita. Un pezzo importante, perché entrambe le nostre famiglie sono state tra le prime a stabilirsi alla Besurica, un quartiere in costruzione pieno di gru, con ancora la vecchia cascina, fili volanti per gli allacciamenti, strade in parte sterrate. Tante volte hanno risolto il problema delle mie dimenticanze, vuoi per il pane, o il latte, o anche un po’ di companatico. Sempre gentili, disponibili, generosi”.

Le maschere di Carnevale nel bar Besurica a metà anni Ottanta

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