Il filmaccio d’azione degli Oscar: RRR

In questi Oscar vinti dagli underdog, non vi siete chiesti come mai quello per la Miglior Canzone Originale non sia andato a Lady Gaga, a Rihanna, a David Byrne, ma a un film indiano? Grazie a “Natuu Natuu” M. M. Keravani non ha vinto solo un Oscar, ma anche un Golden Globe e un Critic’s Choice Movie Awards.

Del resto, se la canzone funziona è anche grazie al fatto che tutto quello che sta intorno alla canzone funziona: “RRR”, distribuito da Netflix, è il film più costoso mai realizzato in India e dai 72 milioni di dollari investiti ne ha riportati a casa 175, diventando uno dei più grandi successi del cinema indiano.

Ispirato alla vita di due rivoluzionari indiani realmente esistiti, Alluri Sitarama Raju e Komaram Bheem, il film di S.S. Rajamouli racconta le vicende di due eroi dell’epica battaglia condotta contro l’Impero britannico negli anni Venti. Sembra quasi noioso, ma quando dico “epica” intendo questo, che giuro non è solo un poster ma una vera scena d’azione.

 

Se tutto quello che sappiamo dell’India al cinema sta tra Sandokan, Anna and the king o The billionaire o Vittoria e Abdul (e su questo è molto più interessante “Pirati!” di Peter Lord e Nick Park) sarà ora che ci svegliamo e cominciamo a guardarci intorno: Rajamouli, che sforna film da vent’anni, ha mescolato il musical con la storia con l’action attraverso coreografie spettacolari, un sacco di slow motion e molta CGI realizzando un film anti colonialista divertente e spettacolare (e con spettacolare intendo zeppo di sequenze che fanno cascare la mandibola). “RRR”, che sta per Rise Riot Revolt, mette in scena due supereroi, interpretati da due superstar del cinema telegu, N. T. Rama Rao Jr. e Ram Charan: Raju si è arruolato nell’esercito inglese e vuole fare carriera, anche a costo di farsi largo a bastonate tra una folla inferocita che lo aggredisce come un branco di zombie (dai quali si libera come fosse Bud Spencer). Bheem è il “pastore” della sua tribu’ e la sua missione è riportare al suo villaggio una bambina “comprata” per due soldi dagli inglesi e entra in scena così.


Muscoli dappertutto, sangue, sudore, lupi, tigri, serpenti, luci caravaggesche, e questa scena di danza pazzesca che, attenzione, non è nemmeno una delle sequenze più esaltanti del film.

 

Dopo una prima parte che costruisce la loro amicizia, i due arrivano a scontrarsi e dato che al nostro piacciono le entrate a effetto, il piano di Bheem per salvare la bambina comincia così.

Che, per dire la grandeur, mi ha ricordato esattamente questo.

 

È tutto così veloce che quando il film si sposta nel passato per un lungo flashback a sua volta epico ma con tempi più dilatati ci sembra quasi di annoiarci, ma non disperate, arriverà Beehm a prendere la gente a motociclettate e Raju a impugnare un arco in una versione “maschile” di Elektra.

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