Luciano Ligabue e l’emozione di tornare nei teatri, al Municipale il 3 novembre, mentre Correggio gli dedica una mostra fotografica

 

Partiamo da un fatto: Luciano Ligabue ad alcuni potrà forse non piacere ma resta, insieme a Vasco Rossi, la seconda voce più rappresentativa del rock targato Emilia. Bando, dunque, agli snobismi. Soprattutto quando, a Correggio, per la prima volta avvicino sua madre Rina, una bellissima signora sorridente e affettuosa con i fan del figlio, forse ancora un po’ incredula ma certamente molto orgogliosa del suo successo. Un successo che anche il fratello Marco, anche lui musicista, web manager e molto altro, ha contribuito a far crescere. Tanto che c’è subito una folla – in senso figurato, non solo letterale (1500 i visitatori nella sola giornata inaugurale) – alla mostra  – “All Areas – Luciano Ligabue”, il viaggio fotografico in 70 scatti più uno del bravissimo Jarno Iotti ospitata a Palazzo dei Principi fino al 26 maggio (aperta nei weekend e, su richiesta, anche negli altri giorni: info alle pagine social di Ligabue, del Museo e del Comune di Correggio; è stato inoltre realizzato un bel Catalogo).
«Jarno mi è stato vicino per tanto tempo e, conoscendomi così bene, è riuscito a ritrarmi nella mia versione più vera, quella in cui “non sento” la macchina fotografica – spiega Ligabue -. Il risultato lo potete vedere in questa mostra di cui sono molto felice non tanto per me come soggetto (ma sì, poi, anche quello), quanto per lui come autore. E devo ringraziarlo perché questa serie di scatti sono una specie di diario che non ho scritto io, ma che, ricordandomi dove sono stato e che cosa ho fatto, mi muove profonde emozioni».

Il rapporto tra Ligabue, anche narratore e regista, e l’immagine è da sempre molto stretto. Ma, per sua stessa ammissione, lei detesta farsi fotografare.
«Io non so per quale motivo, però a un certo punto mi sono attaccato a questa cosa dei nativi americani, che culturalmente sostenevano che farsi fotografare rubasse l’anima. Io non lo so, ma ho sempre provato un fastidio enorme all’idea di essere fotografato. E durante i servizi fotografici tendo proprio ad insultare. In questo senso, Jarno con me ha rasentato l’eroismo…».

«E anche quello ha fatto la differenza perché credo che da un lato ci sia un fatto di bravura e dall’altro la possibilità di fotografarmi mentre io non me ne accorgevo. Lì non c’erano pose che dovevo tenere e il suo obiettivo puntato non lo vedevo quasi mai. Quelle foto me le mostrava con orgoglio. Mi piacevano sempre di più. Raccontavano la verità. Quindi, questa mostra rappresenta la mia parte più vera».

Torniamo alla musica: un Ligabue più intimo arriverà anche a Piacenza, il 3 novembre al Municipale, con il tour “In teatro dedicato a voi”, che partirà il 1 ottobre proprio dal teatro Asioli di Correggio. I biglietti sono andati esauriti in pochi minuti.
«L’idea di esibirmi nei teatri mi piace molto, l’atmosfera è più intima rispetto agli stadi, anche se mesi fa ho fatto anche qualche club. Cerco sempre di guardare la gente in faccia e negli occhi, amo avere un contatto con il pubblico, anche se poi magari perdo le frasi dei testi e devo leggere il gobbo. Mi è piaciuta molto anche l’esperienza di essere accompagnato da un’orchestra sinfonica. Una delle soddisfazioni più grandi l’ho avuta all’Arena di Verona. Ero molto agitato all’idea che 70 maestri d’orchestra suonassero le mie canzoni con me e quando, alla fine, l’orchestra ha fatto un bellissimo striscione da mostrare al pubblico, un segno di affetto nei miei confronti, mi sono davvero emozionato. Quel gesto lo porto ancora dentro me».

Più intimità, grandi hit e nuovi brani. Cos’altro dovremo aspettarci dai prossimi concerti in teatro?
«Sono a quota 850 concerti, qualcuno l’ho fatto… ogni volta, quando si spengono le luci, l’impatto con la quiete è forte, forse ci vorrebbe un gradino di mezzo. Avremmo dovuto già suonare in primavera, ma poi mi sono dovuto operare e la defezione di Claudio Maioli (storico manager di Ligabue, ndr) ci ha un po’ scombussolati… Comunque “Dedicato a noi” è un album importante per me, sono molto contento di ripartire in autunno e sono già emozionato sapendo che succederà una cosa che non succede mai nella vita: ci sarà un figlio che sostiene un padre, dato che mio figlio Lenny suonerà la batteria e quindi, letteralmente, è ciò che accadrà».

di ELEONORA BAGAROTTI

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