“Quando John Lennon tornò con Yoko Ono abbiamo continuato ad essere amanti”

May Pang è stata fidanzata con John Lennon. Nata a New York da una famiglia di immigrati cinesi, ha iniziato a lavorare come centralinista nella sede americana della Apple Records. In ufficio spesso arrivavano i Beatles, li conobbe e ne divenne amica. «Avevo 23 anni e amavo alla follia il mondo della musica». May finì per amare anche John Lennon. Lo ha raccontato nell’autobiografia “Loving John” e nel film “The lost weekend. A love story”.
Oggi lo racconta a “Libertà”.
Lei è cresciuta a Spanish Harlem e ha frequentato il college a Manhattan. Com’è finita a lavorare per i Beatles?
«Era il 1969. Dopo il college, decisi di non proseguire gli studi. Andai in un’agenzia e feci un colloquio per un posto da centralinista. Quando mi dissero che avrei lavorato nella sede newyorkese della casa discografica dei Beatles, toccai il cielo con un dito».
Com’era lavorare alla Apple?
«Mi sembrava tutto splendido! Lavoravo in un ambiente da sogno. Tutto ciò che avevo sempre desiderato era entrare nel mondo della musica. E lì, non c’erano solo i Beatles ma altri artisti e i Rolling Stones perché Allen Klein era il manager di entrambi i gruppi. Io osservavo e trattenevo come una spugna. Ero più sfrontata di adesso, mi lanciavo e non perdevo occasione di avere altri incarichi. Iniziai a curare i copyright. Fui io a stendere i diritti di “All things must pass”, il triplo album solista di George Harrison».
E divenne amica di George.
«Fu il primo beatle che conobbi. Aveva un animo gentile, avevamo amici in comune e parlavamo tantissimo. John e Yoko li conoscevo meno, ma mi chiesero di lavorare per loro. Stavano girando un film. Accettai subito. Una sera Yoko mi chiese di accompagnarla, il mattino seguente, a un incontro con il fotografo David Bailey. Da quel momento, lavorai soprattutto per lei».
Com’erano i suoi rapporti con Paul McCartney e Ringo Starr?
«Diventammo grandi amici, lo racconto nel film. Durante i 18 mesi in cui vissi insieme a John a Los Angeles, lui e Paul si erano riavvicinati. Ringo era di casa. Paul, John e George gli diedero canzoni per l’album “Ringo”. Era bellissimo, vederli ancora tutti insieme. I rancori legati allo scioglimento dei Beatles, nel 1973, si erano sciolti».
Cosa pensa di “Now and Then”, l’ultima canzone dei Beatles?
«Mi suscita grandi emozioni. Ho persino pianto, quando l’ho ascoltata per la prima volta. Credo sia stupefacente che quest’anno sia uscito un nuovo brano dei Beatles. Mi ha fatto molto piacere sapere che Paul e Ringo lavorino ancora insieme. Gli auguro ogni bene».

Lei racconta che John non le interessava affatto, all’inizio. Crederle è un po’ difficile…
«Ma è la verità! John stava lavorando all’album “Mind games” e Yoko, una mattina, entrò nel mio ufficio per parlarmi: “Io e John non stiamo più insieme”. Tutti quelli che lavoravano per loro si erano accorti delle tensioni, ma io feci finta di non sapere nulla. Dissi solo “mi dispiace”. Lei continuò: “Lui inizierà a vedere altre donne. Per caso, hai un fidanzato?”. Allora capii e precisai subito: “Non sono interessata a John!”. Ma lei insistette: “Saresti adatta a lui. Non vorrei mai vederlo accanto a una donna che non fosse gentile nei suoi confronti”. Ero scioccata: tornando a casa, piansi in metropolitana. Per me, sin dall’inizio, c’erano John e Yoko. Una coppia, non due singoli».
Quando il suo film è uscito negli Stati Uniti, i media hanno titolato che fu Yoko a gettarla tra le braccia di Lennon. E’ d’accordo con il tono scandalistico?
«Niente affatto. Non è una novità: altri biografi e persone dell’entourage dei Beatles lo sapevano. Yoko non mi disse “Facciamolo in tre!”. Mi fece capire che, se fosse accaduto qualcosa tra me e John, per lei non sarebbe più stato un problema. Solo quando la nostra relazione si stava consolidando, si intromise e alla fine gli chiese di tornare».
Come scoppiò la scintilla tra lei e Lennon?
«Con naturalezza. Un giorno prendemmo l’ascensore e lui mi baciò. Fu l’inizio di tutto. Tuttavia gli dissi che non ero a mio agio: anche se lui e Yoko vivevano separati, mi sentivo come schiacciata tra loro due. Così, lui decise: “Andiamocene a Los Angeles”. Quello fu il motivo per cui John si trasferì in California: farmi sentire a mio agio».
Percepiva che lui fosse ancora innamorato della moglie?
«Non credo proprio! Quello fu un periodo magico e molto felice, in cui eravamo molto uniti. Sapevo che aveva amato Yoko, ma anche che lei gli avrebbe chiesto il divorzio. Me lo disse come niente fosse, pensavamo di comprare una casa tutta nostra».
Com’era John nell’intimità?
«John non era un uomo semplice. Da bambino, i lutti e gli abbandoni lo avevano segnato. Capitava che fosse verbalmente un po’ abusante, quando era sotto stress, ma mai aggressivo. Era sempre attento a ciò che accadeva nella società, alla politica. E a Los Angeles accade una cosa: divenne improvvisamente socievole, amava stare in compagnia, andare nei locali con gli amici, invitare gente a casa. Tutte cose che lo rasserenavano».


Eppure “the lost weekend” è storicamente riferito a un periodo in cui Lennon beveva troppo, tra incidenti al Troubadour e liti durante le registrazioni di “Pussy Cats” di Harry Nilsson, da lui prodotto.
«Non sono d’accordo con questa versione, anche se è quella che hanno sempre raccontato tutti. Se beveva, lo avrà fatto quando usciva con gli amici. A casa, John non si drogava e beveva pochissimo. Ci furono pochi episodi, purtroppo giornalisti e fotografi lo videro fuori dal locale».
La sua vicinanza contribuì a fargli riallacciare il rapporto con Julian, il figlio avuto dalla prima moglie Cynthia.
«Con Julian, ci vogliamo ancora molto bene. Yoko non era propensa a lasciare che John lo sentisse e lo vedesse. Che crudeltà! Io lo feci ragionare e divenni amica di Cynthia, con la quale John si riappacificò dopo anni di gelo».
Lennon rientrò a New York per registrare i brani di “Walls and Bridges”, nel quale le ha dedicato la canzone “Surprise, Surprise (Sweet Bird of Paradox”). Di lì a poco, tornò con Yoko.
«Fu un vero shock, non avevo colto la sua freddezza. Al contrario, fino all’ultimo giorno eravamo in sintonia. Lui mi telefonò e disse “Yoko vuole che torni a casa”. Me lo disse in modo gentile, a me girava la testa. Quella telefonata durò un paio d’ore. Mi spiegò che tornava con la moglie per problemi legati alla green card, che sperava di ottenere da tempo senza risultati, ma che tra di noi nulla sarebbe cambiato».
Lei sostiene di essere stata l’amante di Lennon anche dopo il suo riavvicinamento a Yoko Ono e la nascita del loro figlio Sean. Nelle canzoni di “Double Fantasy” però John celebra l’amore per moglie e figlio.
«La nascita di Sean lo rese pazzo di gioia. Ma John continuava a cercarmi e quando ci vedevamo, scoppiava di nuovo quella passione mai sopita tra noi. Yoko non sospettava nulla. Era il nostro segreto».
Perché, dunque, ha deciso di rivelarlo pubblicamente, dopo tanti anni dalla morte di Lennon?
«Perché tutti hanno sempre raccontata la mia storia al posto mio, ma a modo loro. A un certo punto, ho sentito il bisogno di dire la verità. Dopo l’omicidio di John, ho chiamato Yoko ma c’era sempre la segreteria telefonica. Le ho solo lasciato un messaggio, non l’ho mai più sentita. Ho pensato spesso che se non lo avessero ammazzato, forse per noi ci sarebbe stato un futuro. Chi lo sa…».

Poi lei ha sposato Tony Visconti, il produttore di David Bowie. In una recente intervista, lui si è dichiarato colpevole delle infedeltà che hanno causato il vostro divorzio. Si ritiene sfortunata in amore, May?
«Niente affatto. Tony è rimasto il mio più grande amico e i nostri figli sono meravigliosi. Con lui ho vissuto anni stupendi, accanto ad artisti che adoravo. Nessuno è bianco o nero, siamo tutti pieni di sfumature. Dopo il divorzio, sono tornata a vivere a New York e ho lanciato “The lost weekend” al Tribeca Film Festival, dove è stato accolto benissimo. Finalmente sono di nuovo a casa».

di Eleonora Bagarotti

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