Un anno fa il crollo del ponte Lenzino. Lo speciale tv di Telelibertà

03 Ottobre 2021 05:00

E’ sabato 3 ottobre, è il 2020, esattamente un anno fa, l’anno in cui dopo un’epidemia si pensa non debba capitare più nulla di terribile. E invece non è così, la Via Crucis dell’Alta Valtrebbia è in realtà appena iniziata, pochi secondi prima delle 15:30, quando i telefoni suonano all’impazzata e nessuno crede all’assurdità di quel che si sente dall’altra parte della cornetta, “Il ponte Lenzino è caduto, guardi c’è acqua là sotto, non capiamo se ci sono morti o feriti”. Solo per una questione di centimetri si saprà poco dopo che nessuno è finito nel Trebbia, anche se su quella strada passano centinaia e centinaia di moto, di auto, di famiglie. Ai mille e trecento residenti al di là del ponte crollato – due campate sbriciolate senza fare neppure rumore, diranno i presenti – si ferma per un attimo il cuore, in quel 3 ottobre 2020.

Per superare il ponte devono fare la strada di pieve di Montarsolo, che non è abituata a un simile aumento di traffico improvviso, e soprattutto è più lunga, almeno mezz’ora in più, non poco per quei ragazzini, giovanissimi, che alle 6 si presentano dunque in piazza a Ottone per prendere la corriera e arrivare a scuola a Bobbio. Pochi mesi dopo nevicherà pure come mai da trent’anni a questa parte. Intanto, a poche ore dal crollo, la Procura della Repubblica di Piacenza già lavorava all’ipotesi di crollo colposo per il collasso di ponte Lenzino. Il ponte e le aree circostanti sono state messe subito sotto sequestro e a disposizione dell’autorità giudiziaria. Vengono fatte anche indagini subacque, tra i piloni, ci saranno poi tre indagati tra i tecnici, per alcuni lavori fatti in precedenza. Tanti i sopralluoghi, tante le promesse, gli impegni (a luglio è stato effettivamente aperto il ponte provvisorio Bailey, che ha ricucito la valle), ma anche le recriminazioni, perché chiunque in valle – sindaci per primi – aveva detto che il ponte sarebbe crollato.

Lo aveva scritto su Facebook ad agosto 2020 il barista di Ottone, Mirco Carbone. Lo aveva pensato, scattando una foto, il canoista Colombano Leoni, tra i tanti. “La platea che sorreggeva il pilone centrale presentava un grande foro sul fianco. Ma il fatto più preoccupante è che all’interno della platea, del basamento, c’era il vuoto totale”, dirà a Libertà poco dopo quel crollo, quasi un anno fa, un anno che sembra un giorno tanto è stato il trauma sociale in valle. Qualcuno non è mai più andato da Ottone a Bobbio, ancora oggi, nonostante l’apertura del ponte provvisorio. Nessuno dimentica, nessuno se ne vuole andare, “La terra non si tradisce”, dicono qui. “Quando hanno riaperto la strada “45” dopo mesi mi sembrava di “volare”, alla fine di mesi così duri. L’alternativa non era adatta al traffico, soprattutto al pesante. Quando è nevicato ci veniva da piangere, come autista della corriera nella tratta Cerignale-Ottone la facevo più volte al giorno, cercando di stare tranquillo soprattutto per i passeggeri, ma ce la siamo vista brutta. Ora mi spaventa un po’ la curva a 90 gradi dopo il Bailey in inverno, spero non crei problemi”, è il commento dell’autista di corriera Andrea Bernardi.

SPECIALE TV – Telelibertà ha realizzato uno speciale dedicato all’anniversario del crollo di ponte Lenzino a cura della giornalista Elisa Malacalza, con riprese e immagini inedite di Davide Franchini e il montaggio di Alessandra Colpo. Venti minuti di documentario, da Rovaiola a Ottone, con una quindicina di voci raccolte direttamente nei paesi a un anno dal crollo che tanto ha segnato la valle. Il servizio conta un contributo visivo concesso da Alberto Gremmi.

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